L'Informale

Lo slideshow presenta solo alcune delle innumerevoli, straordinarie opere dei principali artisti appartenenti alla corrente artistica denominata "Informale" nelle sue multiformi accezioni. Un punto di partenza per illustrare le personali tensioni, visioni e interpretazioni dell'arte.

Un click per iniziare.

Di seguito l'elenco degli artisti appartenenti all'Arte Informale  presenti nella galleria di immagini (slideshow) precedente, organizzati in ordine cronologico e con link di approfondimento a Wikipedia.



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Jean Fautrier 1898 - 1964 wiki Giuseppe Capogrossi 1900 - 1972 wiki
Lucio Fontana 1899 - 1968   wiki   Jean Dubuffet 1901 - 1985   wiki
          Mark Rothko 1903 - 1970   wiki
       

Willem de Kooning

1904 – 1997

  wiki
         

Hans Hartung

1904 - 1989

  wiki
       

Franz Kline

1910 – 1962

  wiki
         

Jackson Pollock

1912 - 1965

  wiki
         

Wols (Wolfgang Schultze)

1913 - 1951

  wiki
         

Alberto Burri

1915 - 1995

  wiki
         

Georges Mathieu

1921

  wiki
         

Antoni Tàpies

1923

  wiki
               

Vai direttamente alla pagina che raccoglie links a siti di approfondimento sul periodo.

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Testo facilitato. Breve testo che delinea gli elementi essenziali del periodo artistico affrontato. File in formato .pdf.

 

1. Gli anni Cinquanta

Franz Kline, "Untitled", 1956
Franz Kline, "Untitled", 1956

Nei primi due decenni di questo secolo, le avanguardie storiche hanno totalmente rivoluzionato il panorama artistico europeo.

In nome di una sperimentazione continua, giungono con l’Astrattismo a un’arte che è totalmente agli antipodi con qualsiasi tradizione precedente. La rottura con il passato sembra definitiva, ma l’apice di questa parabola si esaurì già nel terzo decennio del secolo. Il riflusso a un’arte più tradizionale si compì soprattutto negli anni ’30. In questo decennio si incontrarono due opposte tendenze che ricondussero il panorama artistico a un ritorno alla figuratività.

 

Rispetto a ciò, di tutt’altra portata e segno appare quindi la comparsa sulla scena artistica internazionale dell’Espressionismo Astratto americano.

La sua grande carica rivoluzionaria fu la dichiarata disillusione nelle possibilità dell’arte.

Con l'Espressionismo Astratto si inaugurò un nuovo filone artistico, definito in seguito Informale, che costituisce di fatto la prima tendenza nuova del secondo dopoguerra.

 

Con l’Espressionismo Astratto abbiamo un’ulteriore novità: le tendenze innovative dell’arte contemporanea non si formano più solo in Europa, ma anche nel continente americano.

Il decennio degli anni ’30 fu infatti significativo per un altro fenomeno: la grande emigrazione di artisti europei verso gli Stati Uniti. Qui la loro presenza fornì grandi stimoli, innescando una serie di esperienze, che sul suolo americano avrebbero prodotto molte novità, soprattutto nel dopoguerra. In questi ultimi quarant’anni si è prodotto il netto fenomeno di uno spostamento dei baricentri artistici.

Prima Parigi era considerata la capitale mondiale dell’arte moderna, dopo questo primato si è spostò verso New York. Tuttavia la rapida evoluzione dei sistemi di comunicazione e spostamenti, ha creato oggi anche nel mondo dell’arte quel senso di «villaggio globale» che caratterizza la cultura odierna, rendendo di fatto inattuale la definizione di capitale artistica.

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Antoni Tapies, "Senza titolo", 1974
Antoni Tapies, "Senza titolo", 1974

Cos'é L'Arte Informale

 

Con il termine Arte informale si definisce una serie di esperienze artistiche, sviluppate in Europa, America e Giappone, caratterizzata dal rifiuto di qualsiasi forma, figurativa o astratta, costruita secondo canoni razionali, rapportabili alla tradizione culturale precedente.

 

Il termine informale fu coniato in Francia negli anni Cinquanta per indicare la tendenza verso un nuovo modo di creare immagini senza il ricorso alle forme riconoscibili precedentemente usate come il "Cubismo" e l' "Espressionismo".

 

Ma già tra il 1910 e il 1945 pittori europei trasferitesi a New York (Masson, Duchamp, Kandinskij, Mondrian ed Albers) stavano guidando in questo senso il gusto pittorico.

Emilio Vedova, "Crocifissione Contemporanea - Ciclo della Protesta n.4", 1953
Emilio Vedova, "Crocifissione Contemporanea - Ciclo della Protesta n.4", 1953

Le ragioni dell'Arte Informale

 

Le ragioni profonde di tale rifiuto derivano dal disagio degli Artisti di fronte all'immane tragedia della seconda guerra mondiale e al disinteresse per l'umanità ed il suo mondo che ha permesso tale orrore.

 

Il rifiuto della "forma" era già un concetto dell'Arte Astratta, dell'Action painting, del Tachisme, dell'Espressionismo astratto, ed altri movimenti che ritraevano gli oggetti senza rispettarne le forme ed i colori, attingendo solo alla visione o immaginazione dell’artista, ma rimanendo pur sempre forme.

Gli artisti riconducibili a questa tendenza, hanno dato origine a opere estremamente diversificate, ma spesso caratterizzate da libere pennellate e densi strati di colore, segni e metodi all'insegna dell'improvvisazione, in modo che l'evento artistico, svuotato da qualsiasi residuo valore formale, si esaurisce pertanto con l'atto stesso della sua creazione.

Wols, "Ed (50)", 1962
Wols, "Ed (50)", 1962

Le correnti nell'Informale

 

Oggi s'individuano, nell’ambito dell’Informale, due correnti principali: l’informale gestuale e l’informale materico.

 

A queste due tendenze devono essere aggiunti altri due segmenti: lo spazialismo e la pittura segnica.

 

Alcuni componenti della Corrente Informale, realizzano una pittura d'azione, in cui il colore è steso con gesto istintivo, quasi violento, altri inventano la pittura segnica, fatta di motivi e segni che si richiamano a caratteri di scritture inventate, altri ancora realizzano la pittura materica, eseguita con particolari impasti o accostamenti di materiali eterogenei.

Jackson Pollock, "Eyes in the Heat", ...
Jackson Pollock, "Eyes in the Heat", ...

L'Informale Gestuale - Action painting

 

L’informale gestuale, definito anche "action painting", proviene dagli Stati Uniti, e coincide di fatto con l’espressionismo astratto.

Suo maggior rappresentante è Jackson Pollock.

 

La sua tecnica pittorica consisteva nello spruzzare o far gocciolare i colori sulla tela senza alcun intervento manuale.

Le immagini così ottenute si presentano come un caotico intreccio di segni colorati, in cui non è possibile riconoscere alcuna forma.

 

I quadri informali sono pertanto la negazione di una conoscenza razionale della realtà e rappresentazione di un universo caotico, unica testimonianza dell’essere e dell’agire.

In ciò si lega molto profondamente alle filosofie esistenzialistiche di Jean PauI Sartre, di Maurice Merieau Ponty ed Albert Camus, piene di pessimismo ed angoscia testimonianti il vuoto di certezze e di fiducia nella ragione umana.

Willem de Kooning, "Woman with yelow hair", 1968
Willem de Kooning, "Woman with yelow hair", 1968

Il "Farsi" dell'Arte Informale

 

Nell’Informale di gesto il risultato che si ottiene è del tutto automatico: deriva da gesti compiuti secondo movenze in cui la gestualità parte dalla liberazione delle proprie energie interiori.

 

Nel "gesto" non v'è alcun momento cosciente, che cerchi di razionalizzare o spiegare ciò che proviene dall’inconscio.

 

Uno dei grandi fascini di quest’arte risiede proprio nel suo "farsi", da essa derivano tutte quelle esperienze successive, quali il comportamentismo, la body art o le performance, in cui il risultato estetico non risiede più nell’opera compiuta, ma solo nel vedere l’artista all’opera.

 

Tra i principali artisti americani dell’action painting ricordiamo, oltre a Pollock, Willem de Kooning e Franz Kline.

Alberto Burri, "Zak B", 1953
Alberto Burri, "Zak B", 1953

L'Informale materico

 

L'Informale di materia è la tendenza che maggiormente si manifesta in Europa.

Con l’Arte Informale i pittori si appropriano della problematica del contrasto o prevalenza della materia sulla forma, che aveva già interessato Michelangelo.

 

L’Arte Informale Materica inizia nello stesso anno in cui Pollock inventa l’action painting: il 1943.

Protagonista è il pittore francese Jean Fautrier, che, rifacendosi alle esperienze del Cubismo sintetico di Picasso e Braque ed alle ricerche surrealiste di Max Ernst, inserisce nei suoi quadri materiali plastici che emergono dalla superficie del quadro.

In tal modo rompe il confine tra immagine bidimensionale e immagine plastica, proponendo opere che non sono più classificabili nelle tradizionali categorie di pittura o scultura.

 

Ai valori espressivi dei materiali si rivolgono altri artisti informali europei: tra essi emergono soprattutto il francese Jean Dubuffet, lo spagnolo Antoni Tápies e l’italiano Alberto Burri.

Quest’ultimo, in particolare, propone opere dalla singolare forza espressiva, ricorrendo a materiali poveri: legni bruciati, vecchi sacchi di juta, lamiere, plastica.

Alberto Burri, "Sacco e Rosso", 1954
Alberto Burri, "Sacco e Rosso", 1954

I Materiali dell'Arte Informale materica

 

Agli intrinseci valori espressivi dei materiali si rivolgono alcuni artisti informali europei: tra essi emergono soprattutto il francese Jean Dubuffet, lo spagnolo Antoni Tápies e l’italiano Alberto Burri.

 

Burri, in particolare, propone opere dalla singolare forza espressiva, ricorrendo a materiali poveri: legni bruciati, vecchi sacchi di juta, lamiere e plastica.

 

Dopo aver debuttato come pittore figurativo, Burri passa attraverso l'astrattismo per approdare alla pittura Informale diventando una delle figure più rappresentative con Giuseppe Capogrossi, Emilio Vedova, Tancredi Parmeggiani.

Giuseppe Capogrossi, "Il palazzo di cristallo", 1951
Giuseppe Capogrossi, "Il palazzo di cristallo", 1951

Arte informale e le scelte degli artisti

 

Poiché le superfici rugose ed irregolari, richiamano alla mente sensazioni di spiacevolezza o di conflitto, mentre le superfici morbide e levigate inducono più facilmente a sensazioni di dolcezza e di serenità, l'artista, nella sua scelta e in quella degli accostamenti tra materie diverse, esprime la propria energia creativa.

La materia si trova quindi in primo piano: un sacco, un rottame d'acciaio, un morbido pezzo di gomma, una fredda luce al neon, una scheggia di vetro, altro non sono che altrettanti atti artistici.

In questo senso l'arte diventa soprattutto scelta e questa nuova visione ne allarga il campo praticamente all'infinito.

Tutto può diventare arte, così come è possibile che nulla effettivamente lo sia.

Mark Rothko, "No.9 - Dark over Light", ...
Mark Rothko, "No.9 - Dark over Light", ...

Spazialismo

 

Lo Spazialismo è una corrente non uniforme, che ha come rappresentanti due artisti: il milanese Lucio Fontana e il russo (ma naturalizzato americano) Marc Rothko.

 

Le loro opere possono ricondursi all’Informale per la comune assenza di "forme", ma la loro ricerca ha per fine risultati diversi da quelle degli altri artisti informali.

 

Con le loro opere mirano a suggerire effetti spaziali del tutto inediti: Fontana ricorrendo a buchi e tagli prodotti nelle tele, Rothko ricorrendo alle stesure di colori secondo macchie di sottile variazione tonale.

 

Queste applicazioni nel ambito pittorico hanno la capacità di suscitare atmosfere immateriali e non terrene, proponendo una nuova visione di spazi, oltre lo spazio naturalmente percepito.

Hans Hartung, "T. 1956-9", 1956
Hans Hartung, "T. 1956-9", 1956

Pittura segnica

 

La pittura segnica è un’altra versione dell’Arte Informale, anche se da questa si differenzia per la mancanza di un netto rifiuto della forma.

 

Nelle opere degli artisti che utilizzano la pittura segnica, la forma, benché non del tutto assente, tende a trasformarsi in "segno", cioè in un elemento grafico che sia riconoscibile dal punto di vista formale, ma non nel suo contenuto.

 

Gli artisti che si esprimono attraverso la Pittura Segnica, tendono a costruire nuovi alfabeti visivi, non concettuali, in cui è evidente la componente calligrafica.

 

Tra gli artisti più significativi di questa tendenza sono da citare l’italiano Giuseppe Capogrossi, il francese George Mathieu e i tedeschi Wols (pseudonimo di Wolfgang Schultze) e Hans Hartung.

Jean Dubuffet, "Untitled", ...
Jean Dubuffet, "Untitled", ...

Aer Brut

 

Il pittore francese Jean Dubuffet ,(1901-1985) conia il termine "Aer Brut" per definire la produzione artistica di persone prive di formazione, che vivono ai margini della società o sono internate in ospedali psichiatrici.

 

Gli autori di opere classificabili come art brut, totalmente autodidatti ed estranei ai circuiti dell'arte tradizionale, utilizzano un linguaggio figurativo personale, esprimendo un mondo dell'immaginario del tutto individuale, sovente sconcertante e assimilabili all'arte Informale.

Antoni Tapies, "Apariciones II", 1982
Antoni Tapies, "Apariciones II", 1982

La Filosofia dell'Arte Informale

 

La gestualità insita nel tracciare il segno, nello stendere il colore, nell'incidere, graffiare, tagliare, ferire o bucare la materia, non risponde ad una volontà dell'artista di rappresentare alcunché, ma è l'opera che, ribaltando il vecchio rapporto, vuole essere "altro" dalla realtà che la circonda, vuole essere realtà indipendente essa stessa, testimone del fare e dell'essere dell'artista.

 

La materia, appare quale realtà completamente autonoma, oggetto-soggetto di un'arte autosufficiente in sé, che si presenta in primo piano, eliminando qualsiasi rappresentazione che non sia quella di sé stessa in tutte le sue caratteristiche di fisicità spazio-temporale.

Artisti al lavoro

Alcune immagini per dar conto dell'aspetto gestuale del fare arte, per gli artisti informali.