Avanguardie storiche: Il Futurismo
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Lo slideshow presenta alcune delle opere dei principali artisti appartenenti alla corrente artistica denominata "Futurismo". Un punto di partenza per illustrare le personali tensioni, visioni e interpretazioni dell'arte. Un click per iniziare.
Di seguito l'elenco dei futuristi presenti nella galleria di immagini (slideshow) precedente, organizzati in ordine cronologico e con link di approfondimento a Wikipedia.
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Giacomo Balla |
1871 – 1958 |
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Carlo Carrà |
1881 – 1966 |
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Umberto Boccioni |
1882 – 1916 |
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Gino Severini |
1883 – 1966 |
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Antonio Sant'Elia |
1888 – 1916 |
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Fortunato Depero |
1892 – 1960 |
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Futurismo: Fortunato Depero
Il futurismo investì con la sua portata innovatrice tutte le espressioni artistiche. Ne vediamo un esempio con l'artista trentino Fortunato Depero: "Squisito al selz", 1926. L'opera, acquistata dalla ditta Campari, fu trasformata in manifesto pubblicitario.
Le illustrazioni proposte possono essere scaricate in formato .pdf (un click sulle immagini sottostanti).
Futurismo: la pubblicità
Fu così importante la ricerca sul movimento e sulla velocità svolta dai Futuristi da lasciare una forte traccia nella grafica e nella pubblicità negli anni successivi.
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Testi facilitati che delineano gli elementi essenziali del periodo artistico affrontato e testi di approfondimento.
File in formato .pdf.
1. Il Futurismo.
2. Manifesto del Partito Futurista Italiano.
Una breve presentazione in Powerpoint che sintetizza i principali temi di questa corrente artistica.
File in formato .pps.
- Futurismo e Metafisica [6 slides - 3.25 Mb]
Il Futurismo é un Movimento artistico e letterario sorto in Italia grazie al poeta Filippo Tommaso Marinetti, che pubblica nel 1909 sul Figaro di Parigi il “Manifesto del Futurismo” il quale recita:
1) Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità;
2) Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia;
3) La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità penosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno;
4) Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità;
5) Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita;
6) Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali;
7) Non vi è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro;
8) Noi siamo sul patrimonio estremo dei secoli! poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente;
9) Noi vogliamo glorificare la guerra, sola igiene del mondo, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore;
10) Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria;
11) Noi canteremo le locomotive dall'ampio petto, il volo scivolante degli aeroplani. E' dall'Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo.
Ciò che il futurismo dunque rifiuta è il concetto di un'arte elitaria e decadente, confinata nei musei e negli spazi della cultura aulica, mentre propone invece l'esaltazione della modernità e l'impeto artistico.
Uno dei tratti più tipici del futurismo è anche la grande produzione di manifesti. Attraverso questi scritti gli artisti dichiaravano i propri obiettivi e gli strumenti per ottenerli.
Il primo manifesto sulla pittura futurista risale al 1910 e il secondo al 1911 ed entrambi sono firmati da Carlo Carrà, Luigi Russolo, Umberto Boccioni, Giacomo Balla e Gino Severini. Nel secondo in particolare si legge:
«Il gesto, per noi, non sarà più un momento fermato del dinamismo universale: sarà, decisamente, la sensazione dinamica eternata come tale. Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per la persistenza delle immagini nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono. Così un cavallo da corsa non ha quattro gambe: ne ha venti, e i loro movimenti sono triangolari».
Il futurismo dunque ha il culto della velocità, del dinamismo che agita tutto e deforma l'immagine delle cose ed é proprio la velocità il parametro estetico della modernità.
Del resto lo stesso Marinetti in un suo scritto afferma: «Se pregare vuol dire comunicare con la divinità, correre a grande velocità è una preghiera».
Gli appartenenti al movimento futurista miravano quindi a liberare la società italiana dal bagaglio culturale, storico e artistico del passato ed a glorificare l'avvento della modernità.
Movimento dunque eversivo, antiborghese, ispirato al rifiuto di ogni forma di tradizione che esalta la modernità nelle sue forme più evidenti: la velocità, le macchine, le metropoli, i complessi industriali.
I futuristi erano affascinati dai recenti macchinari industriali, dai trasporti e dalle telecomunicazioni.
In pittura e scultura, forme spigolose e linee incisive erano usate per trasmettere questo senso di animazione e di dinamismo.
Una delle principali caratteristiche dei futuristi era la ricerca di movimento attraverso l'impiego di immagini ripetute dello stesso oggetto o figure disposte in sequenza a dare l'impressione di un rapido movimento.
La pittura futurista ha molte analogie con il Cubismo e qualche notevole differenza. I pittori cubisti scomponevano l’oggetto in varie immagini e poi le ricomponevano in una nuova rappresentazione. I futuristi non intersecavano diverse immagini della stessa cosa, ma intersecavano direttamente diverse cose tra loro. Il risultato stilistico a cui si giungeva era, però, molto simile e affine. Del resto gli artisti futuristi erano a conoscenza di ciò che il Cubismo faceva in Francia, perché uno di loro, Gino Severini, viveva e operava nella capitale francese.
Ciò che, invece, distingue principalmente i due movimenti fu soprattutto il diverso valore dato al tempo.
La dimensione temporale era già stata introdotta nella pittura dal Cubismo: si trattava di un tempo lento, fatto di osservazione, riflessione e meditazione. Il Futurismo ha invece il culto del tempo veloce, del dinamismo che agita tutto e deforma l’immagine delle cose.
È proprio la velocità il parametro estetico della modernità. Del resto il mito della velocità per il Futurismo ha degli impeti quasi religiosi.
Disse Marinetti in un suo scritto:
«Se pregare vuol dire comunicare con la divinità, correre a grande velocità è una preghiera».
Il movimento futurista ebbe due fasi separate dalla prima guerra mondiale.
Lo scoppio della guerra disperse molti degli artisti protagonisti della prima fase del futurismo.
Boccioni morì nel 1916 in guerra e Carlo Carrà, dopo aver incontrato De Chirico, aderisce alla pittura metafisica.
Nel dopoguerra quindi, i caratteri di virile forza del movimento confluiscono nell'ideologia fascista, esaurendo così la sua spinta rinnovatrice e paradossalmente sono assorbiti negli schemi di una cultura ufficiale e reazionaria.
Il futurismo, tuttavia, nonostante il suo limite di essere un movimento solo italiano, e non internazionale, ha esercitato notevole influenza nel dibattito artistico di quegli anni, contribuendo in maniera determinante alla nascita delle avanguardie artistiche russe.