Avanguardie storiche: Il Dadaismo

Lo slideshow presenta solo alcune delle innumerevoli, straordinarie opere dei principali artisti appartenenti alla corrente artistica denominata "Dadaismo" o "Dada". Un punto di partenza per illustrare le personali tensioni, visioni e interpretazioni dell'arte. Un click per iniziare.

Di seguito l'elenco dei dadaisti presenti nella galleria di immagini (slideshow) precedente, organizzati in ordine cronologico e con link di approfondimento a Wikipedia.

    ...  

Francis Picabia

1879 – 1953


wiki

Raoul Hausmann

1886 – 1971

  wiki

Hans Arp

1887 – 1966

  wiki

Marcel Duchamp

1887 – 1968

  wiki

Kurt Schwitters

1887 – 1948

  wiki

Hannah Hoch

1889 – 1978

  wiki

Man Ray

1890 – 1976

  wiki

Max Ernst

1891 – 1976

  wiki
       

Vai direttamente alla pagina che raccoglie links a siti di approfondimento sul periodo.

Un click qui.

Approfondisci accedendo alla pagina che raccoglie video sul periodo e sui principali artisti dello stesso. Un click qui.

Testo facilitato. Breve testo che delinea gli elementi essenziali del periodo artistico affrontato. File in formato .pdf.

 

1. Tra le due guerre

Marcel Duchamp, "Il passaggio da vergine a sposa", 1912
Marcel Duchamp, "Il passaggio da vergine a sposa", 1912

Il Dadaismo è un movimento artistico che nasce in Svizzera, a Zurigo, nel 1916.

La situazione storica in cui il movimento ha origine è quello della Prima Guerra Mondiale, con un gruppo di intellettuali europei che si rifugiano in Svizzera per sfuggire alla guerra.

Questo gruppo è formato da Hans Arp, Tristan Tzara, Marcel Janco, Richard Huelsenbeck e Hans Richter. Il loro esordio ufficiale è fissato al 5 febbraio 1916, giorno in cui fu inaugurato il Cabaret Voltaire fondato dal regista teatrale Hugo Ball. Alcuni di loro sono tedeschi, come il pittore e scultore Hans Arp, altri rumeni, come il poeta e scrittore Tristan Tzara o l’architetto Marcel Janco.

 

Le serate al Cabaret Voltaire non sono molto diverse dalle serate organizzate dai futuristi: in entrambe vi è l’intento di stupire con manifestazioni inusuali e provocatorie, così da proporre un’arte nuova e originale.

 

I due movimenti, Futurismo e Dadaismo, hanno diversi punti comuni, come l’intento dissacratorio e la ricerca di meccanismi nuovi del fare arte: il Dadaismo propone il rifiuto della ragione e della logica, enfatizza la stravaganza, la derisione e l'umorismo.

 

Gli artisti dada erano volutamente irrispettosi, stravaganti, provavano disgusto nei confronti delle usanze del passato; ricercavano la libertà di creatività per la quale utilizzavano tutti i materiali e le forme disponibili.

Marcel Duchamp, "Macinino di cioccolata", 1914
Marcel Duchamp, "Macinino di cioccolata", 1914

Hanno anche qualche punto di notevole differenza: soprattutto il diverso atteggiamento nei confronti della guerra. I futuristi, nella loro posizione interventista, sono tutto sommato favorevoli alla guerra, mentre ne sono del tutto contrari i dadaisti. Questa diversa impostazione conduce a una facile, anche se non proprio esatta, valutazione per cui il futurismo è un movimento di destra, mentre il dadaismo è di sinistra.

Altri punti in comune tra i due movimenti sono l’uso dei manifesti quale momento di dichiarazione di intenti.

 

Vediamo i contenuti principali del dadaismo: innanzitutto la parola Dada, che identificò il movimento, non significava assolutamente nulla.

Già in ciò vi è una prima caratteristica del movimento: quella di rifiutare ogni atteggiamento razionalistico. Il rifiuto della razionalità è ovviamente provocatorio e usato come una clava per abbattere le convenzioni borghesi intorno all’arte. Pur di rinnegare la razionalità, i dadaisti non rifiutano alcun atteggiamento dissacratorio.

 

Tutti i mezzi sono idonei per giungere al loro fine ultimo: distruggere l’arte. Distruzione assolutamente necessaria per poter ripartire con una nuova arte, non più sul piedistallo dei valori borghesi, ma coincidente con la vita stessa e non separata da essa.

Marcel Duchamp, "Ruota di bicicletta", 1913
Marcel Duchamp, "Ruota di bicicletta", 1913

Secondo i dadaisti stessi, il dadaismo non era arte, era anti-arte. Tentava, infatti, di combattere l'arte con l'arte. Per ogni cosa che l'arte sosteneva, Dada rappresentava l'opposto.

 

Il movimento, dopo il suo esordio a Zurigo, si diffonde ben presto in Europa, soprattutto in Germania e quindi a Parigi. Benché il dadaismo sia un movimento ben circoscritto e definito in area europea, vi è la tendenza di far ricadere nel medesimo ambito anche alcune esperienze artistiche che, negli stessi anni, ebbero luogo a New York negli Stati Uniti.

L’esperienza dadaista americana nacque dall’incontro di alcune notevoli personalità artistiche: il pittore francese Marcel Duchamp, il pittore e fotografo americano Man Ray, il pittore franco-spagnolo Francis Picabia e il gallerista americano Alfred Stieglitz.

 

La vita del movimento è abbastanza breve. Del resto non poteva essere diversamente.

 

La funzione principale del dadaismo era quello di distruggere una concezione oramai vecchia e desueta dell’arte.

 

Questa è una funzione che svolge in modo egregio, ma per poter diventare propositiva necessitava di una trasformazione: ciò avvenne tra il 1922 e il 1924, quando il Dadaismo scomparve e nacque il Surrealismo.

Marcel Duchamp, "Nudo che scende una scala", 1912
Marcel Duchamp, "Nudo che scende una scala", 1912

La poetica del caso

 

Il Dadaismo rifiuta ogni atteggiamento razionale e, per poter continuare a produrre opere d’arte, si affida a un meccanismo ben preciso: la casualità. Il caso, in seguito, troverà diverse applicazioni nell'arte: lo useranno sia i surrealisti, per far emergere l’inconscio umano, sia gli espressionisti astratti, per giungere a nuove rappresentazioni del caos, come farà Jackson Pollock con l’action painting.

In un suo scritto, il poeta Tristan Tzara descrive il modo dadaista di produrre una poesia: decisamente esplicativo del loro modo di procedere.

Per fare un poema dadaista.

Prendete un giornale. Prendete delle forbici.

Scegliete nel giornale un articolo che abbia la lunghezza che contate di dare al vostro poema.

Ritagliate l’articolo.

Ritagliate quindi con cura ognuna delle parole che formano questo articolo e mettetele in un sacco.

Agitate piano.

Tirate fuori quindi ogni ritaglio, uno dopo l’altro, disponendoli nell’ordine in cui hanno lasciato il sacco.

Copiate coscienziosamente.

Il poema vi assomiglierà.

Ed eccovi "uno scrittore infinitamente originale e d’una sensibilità affascinante, sebbene incompresa dall’uomo della strada".

In un suo passo Hans Arp afferma:

«La legge del caso, che racchiude in sé tutte le leggi e resta a noi incomprensibile come la causa prima onde origina la vita, può essere conosciuta soltanto in un completo abbandono all’inconscio. Io affermo che chi segue questa legge creerà la vita vera e propria».

Si capisce come il Dadaismo non muore del tutto, ma si trasforma, in effetti, nel Surrealismo, movimento, quest’ultimo, che può quasi considerarsi una naturale evoluzione del primo.

Marcel Duchamp, "Fontana", 1917
Marcel Duchamp, "Fontana", 1917

I ready-made

 

Un notevole contributo dato alla definizione di una nuova estetica sono i «ready-made».

Il termine indica opere realizzate con oggetti reali, non prodotti con finalità estetiche e presentati come opere d’arte.

 

In pratica i «ready-made» sono un’invenzione di Marcel Duchamp, il quale inventa anche il termine per definirli che in italiano significa approssimativamente «già fatti», «già pronti». I «ready-made» nascono ancor prima del movimento dadaista, dato che il primo «ready-made» di Duchamp, la “Ruota di bicicletta”, è del 1913.

 

Essi diventano, nell’ambito dell’estetica dadaista, uno dei meccanismi di maggior dissacrazione dei concetti tradizionali d'arte.

 

Soprattutto quando Duchamp, nel 1917, propose uno dei suoi più noti «ready-made»: “Fontana”.

Man Ray, "Cadeau", 1921
Man Ray, "Cadeau", 1921

In pratica, con i «ready-made» si ruppe il concetto per cui l’arte era il prodotto di una attività manuale coltivata e ben finalizzata.

 

Opera d’arte poteva essere qualsiasi cosa: posizione che aveva la sua conseguenza che nulla è arte.

 

Questa evidente tautologia era superata dal capire che innanzitutto l’arte non deve separarsi altezzosamente dalla vita reale, ma confondersi con questa, e che l’opera dell’artista non consiste nella sua abilità manuale, ma nelle idee che riesce a proporre.

Infatti, il valore dei «ready-made» era solo nell’idea.

 

Abolendo qualsiasi significato o valore alla manualità dell’artista, l’artista, non è più colui che sa fare cose con le proprie mani, ma colui che sa proporre nuovi significati alle cose, anche per quelle già esistenti.