Il corpo nell'Arte: Pop-Art

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Andy Warhol, “Marilyn Monroe” , 1962, …
Andy Warhol, “Marilyn Monroe” , 1962, …

 

La Pop-Art ( abbreviazione dall'inglese Popular Art ) nasce in Inglilterra per poi diffondersi negli Stati Uniti fino a diventare il fenomeno artistico più noto degli anni Sessanta.

Per capire il messaggio di questa nuova esperienza artistica bisogna fare riferimento al profondo cambiamento sociale di quegli anni, nei quali un diffuso benessere materiale e una comunicazione di massa capillare, trasforma milioni di cittadini in consumatori.

La Pop Art nasce come reazione ad una società considerata come un enorme supermercato, al divismo imposto dal cinema e all'omologazione dei mass media.

Vengono utilizzati colori vivaci, composizioni vistose, dal forte impatto visivo.

 

Gli artisti non inventano nulla, si limitavano a riprodurre immagini stereotipate tratte dai giornali, dalla pubblicità, dalle fotografie e dai fumetti.

 

Con Andy Warhol la Pop-Art raggiunge il suo apice. Warhol propone un'arte che non rivela nulla del suo autore, ripete e allinea in serie le immagini più note dei mass media, sfidando il concetto tradizionale di creatività dell'arte e distrugge per sempre l'idea che l'opera d'arte sia qualcosa di unico e irrepetibile.

L'artista della Pop Art era infatti un mediatore che duplicava, manipolava i segni, riorganizzava, mescolava i simboli e gli oggetti della società capitalista di cui ne era un felice appartenente.

La Pop-Art, nel ripetere la banalità della cultura di massa, ne realizzò, a volte con ironia, a volte con compiacimento, una delle sintesi più efficaci.

Tra i maggiori esponenti si possono ricordare Andy Warhol, Claes Oldenburg, Roy Lichtenstein [1] e Jasper Johns [2].

Il corpo umano quindi, può diventare fotografico e seriale, preso da qualsiasi contesto pubblico e trasformato in modo compositivo.

 

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