Il corpo nell'Arte: Arte greca

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Grandi studi sono stati riservati al corpo umano dagli scultori greci, attenti nella ricerca della perfezione estetica. Per i greci il corpo e lo spirito costituivano un insieme armonico e perfetto.

 

La rappresentazione della figura femminile subisce nel tempo una trasformazione stilistica.

Il corpo della donna da colonnare, con abbigliamento geometrizzante [1], diventa più flessuoso, mosso, con l'abbigliamento  ondulato e più ricco [2], fino ad essere ancora più morbido e libero nei panneggi [3].

Progressivamente anche il volto assumerà espressività.

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La rappresentazione della figura maschile in Grecia subisce trasformazioni nelle proporzioni e nell'incurvarsi dell' asse del corpo.

I più antichi esempi li troviamo nei Kouroi [1] che ricordano molto le statue egizie: sono imponenti, dalle forme molto geometrizzanti e simmetriche al baricentro.

Mirone [2] realizza nel 480-460 a.C. il “Discobolo” (l'originale era in bronzo, a noi sono arrivate copie in marmo di età romana): un atleta impegnato a lanciare un disco durante una gara sportiva, una anticipazione del periodo classico.

Nel periodo classico la posizione delle figure diventa più morbida e meno statica. Viene scritto da Policleto [3] un trattato chiamato Il Canone, nel quale vengono fissate le regole per realizzare una statua perfetta.

Le regole prevedono un perfetto equilibrio proporzionale tra tutte le parti del corpo, in cui l'unità base (modulo) è la testa contenuta otto volte nel corpo umano.

Nel periodo ellenistico, Prassitele [4] scolpendo “Ermes con il bambino”, anima la figura, che assume movimento, perde completamente la staticità e i volti si caricano di espressione.

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