Il corpo nell'Arte: Action-Painting

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Jackson Pollock, “Lucifer”, 1947, …
Jackson Pollock, “Lucifer”, 1947, …

 

Gli Stati Uniti, meno provati dai danni della guerra, diventano leader dell'Occidente, con ripercussioni significative nel mondo dell'arte: cominciano a manifestare in modo deciso la loro identità culturale, in architettura e nelle arti figurative.

Dopo il 1945 nasce l'Action painting ("pittura d'azione", Harold Greenberg) o “espressionismo astratto”

 

I protagonisti della nuova corrente sono: Jackson Pollock, Mark Rothko [1], Willem De Kooning [2], Franz Kline, Mark Tobey, Robert Motherwell.

 

Il realismo dell'Action painting: "Il ruolo dell'artista è sempre stato quello di creare immagini. Tempi diversi chiedono immagini diverse. Oggi che le nostre aspirazioni sono ridotte al tentativo disperato di sfuggire al Male e che i tempi sono disordinati, le nostre immagini ossessive, sotterranee e pittografiche sono l'espressione della nevrosi della nostra realtà. Secondo me, quella che chiamiamo astrazione non è affatto astrazione, è il realismo del nostro tempo."

(Adolf Gottlie, in "The tiger's eye", 1947)

 

I caratteri fondamentali del nuovo linguaggio sono la bidimensionalità dello spazio pittorico, il rifiuto della figurazione mimetico-naturalistica, il colore usato in chiave psicologica.

L'opera viene considerata come campo di energie psico-fisiche e luogo di trascrizioni emozionali: l'esuberanza e l'eccitazione del gesto pittorico, libero e automatico, segna con il pennello la tela.

La figura umana viene rappresentata in estrema libertà, priva di qualsiasi preconcetto, così, come il momento e il gesto la fa apparire.

 

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